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6330 Piran/Pirano
Il Comune di Pirano e i Comuni affiliati di Isola, Capodistria e Ancarano hanno partecipato negli anni 2019 e 2020 al bando di selezione per il conferimento del titolo Capitale europea della Cultura 2025. Agli inizi di febbraio una giuria di esperti indipendente, organo preposto alla proclamazione della città vincitrice, ha pubblicato la propria relazione con la valutazione eseguita sulla base di sei criteri:
In seguito alla pubblicazione della relazione hanno iniziato a girare, tra l’opinione pubblica e gli operatori del settore, varie interpretazioni del suddetto documento, conseguenza soprattutto di una scarsa dimestichezza con il bando e le sue peculiarità, con l’iter procedurale e i contenuti che devono essere predisposti dai soggetti promotori, senza contare alcune errate traduzioni dell’originale pubblicato solo in lingua inglese. In riferimento a questo bando si è sviluppato, nel corso degli anni, un lessico settoriale specifico, poco conosciuto dal pubblico più ampio, come dimostrano le citazioni tratte da traduzioni non ufficiali. Per una corretta interpretazione del rapporto sarebbe inoltre necessario conoscere anche gli altri tre programmi di adesione (bid book) e le rispettive valutazioni, procedendo ad un confronto di merito tale da permettere di inquadrare in modo opportuno la valutazione ricevuta dal Comune di Pirano. La relazione della giuria va presentata all’opinione pubblica in modo oggettivo, con i parametri tecnici del caso e con l’esposizione degli esiti a cui è giunta la giuria, oltre ad alcuni elementi chiave del contenuto che hanno suscitato molte domande.
La scheda di adesione e il documento strategico sono due documenti distinti. Pirano era la città candidata a Capitale europea della cultura e in qualità di lead partner della compagine avrebbe potuto presentare la propria strategia (il proprio programma culturale) in modo autonomo, come previsto dalla Legge sull’attuazione dell’interesse pubblico nella cultura. Ma il documento comunale non costituisce una base sufficiente per la collaborazione con altre realtà a livello provinciale, requisito fondamentale per una candidatura condivisa. Mancando in Slovenia il livello provinciale, i comuni hanno optato per l’elaborazione di una strategia comune denominata Kultura.PIKA. Le procedure di predisposizione della strategia da una parte e della candidatura dall’altra seguivano percorsi paralleli. Nella procedura di selezione la giuria ha valutato il contributo del programma proposto all’attuazione della strategia comune PIKA: “Nonostante nel dossier per la candidatura siano stati ampiamente esposti gli obiettivi e i provvedimenti per l’attuazione di questa strategia (Kultura.PIKA), resta da chiarire l’esatta entità del sostegno da parte dei portatori d’interesse. Ciò è preoccupante soprattutto perché l’attuabilità del programma PI2025 e con ciò i suoi effetti a lungo termine sono strettamente correlati ad un efficace attuazione della strategia.”
La giuria ritiene pertanto che l’attuazione dell’intero progetto possa risultare minacciata, in quanto la strategia condivisa non è stata approvata o è stata approvata solo da 3 comuni, ma non anche dal Comune di Pirano, lead partner della candidatura al riconoscimento di Capitale europea della cultura (la strategia, nei 4 comuni, è stata approvata da 75 consiglieri, mentre 12 consiglieri hanno espresso parere contrario). Il fatto che tra gli stakeholder chiave che non hanno approvato la suddetta strategia non ci sono soltanto i consiglieri comunali, ma anche vari portatori d’interesse del settore culturale, è riportato nella parte conclusiva della relazione: “Dall’altro lato la documentazione programmatica riporta il numero di persone con le quali il gruppo di lavoro ha collaborato allo sviluppo di un programma culturale ed artistico, mentre l’esatto livello di coinvolgimento della comunità artistica locale e delle istituzioni culturali regionali in questo progetto rimane poco chiara. In riferimento a ciò la giuria esprime dubbi sull’effettivo ruolo di questo programma culturale ed artistico in risposta alle esigenze delle comunità locali, del patrimonio artistico di Pirano e dei comuni del partenariato.”
Durante l’audizione la giuria ha sollevato per ben due volte la questione dell’effettivo significato della lettera inviata dai direttori di alcuni enti pubblici (il Museo regionale di Capodistria, il Teatro Capodistria. l’Archivio regionale di Capodistria, la Biblioteca centrale Srečko Vilhar di Capodistria, l’Ente per i giovani, la cultura e il turismo di Capodistria, il Museo del mare di Pirano, le Gallerie costiere di Pirano) con la quale gli scriventi hanno espresso parere contrario in merito alla strategia culturale PIKA. Stando alla lettera, i membri della giuria hanno avuto l’impressione che i progetti presentati fossero ritenuti insignificanti dagli scriventi, nonostante i suddetti enti fossero coinvolti nell’iniziativa come operatori esterni o partner. A titolo esplicativo citiamo l’esempio delle Gallerie costiere che sono state inserite nel programma con il progetto centrale Forma viva: sottoscrivendo la lettera d’intenti, l’ente si era impegnato a realizzare tale progetto, al contempo, però, l’ex direttrice delle Gallerie ha aderito come firmataria alla lettera con la quale prendeva le distanze dalla strategia Kultura.PIKA.
Nella prima parte della propria valutazione la giuria conferma che il focus tematico era stato scelto con cura. Alcune decisioni del team CEC si basavano sugli esiti della prima audizione antecedente la deliberazione avvenuta a febbraio 2020. Un esempio concreto è il focus tematico: nel primo bid book la proposta prevedeva due temi parimenti rilevanti; nel secondo dossier è stato sostenuto solo uno di questi temi, mentre il secondo veniva proposto come dimensione trasversale del programma (i confini e il territori di frontiera). L’osservazione su una presenta mancata predisposizione dei previsionali di spesa relativi ai vari progetti è in gran parte non fondata. Nel bid book abbiamo predisposto una valutazione dei singoli progetti divisi per piattaforma, consultando i partner riguardo alle spese previste – tutto ciò è stato chiarito durante l’audizione.
La giuria ha elogiato il vincolo con le comunità e l’opinione pubblica (il cosiddetto (RE:KONCEPT) e la dimensione digitale del programma, osservando al contempo di non aver chiaro il piano operativo della realizzazione dei progetti.
Tra tutti i punti presi in esame, quello della dimensione europea ha raggiunto la valutazione più alta. Con un record di 512 partner internazionali e il 90% di progetti di carattere internazionale, la giuria, che deve motivare la scelta di un altro candidato per il titolo Capitale europea della cultura 2025, difficilmente può trovare elementi negativi. Per questo, nelle ultime due frasi fornisce una valutazione non verificabile secondo la quale le identità culturali ibride non sono chiaramente inserite nel programma. A questa critica non è difficile controbattere, visto il che il progetto principale – un centro di traduzione per le lingue delle regioni confinanti – è destinato proprio a questo. Lo stesso vale per l’appunto su una presunta scarsa conoscenza, da parte dei promotori, della situazione nelle altre regioni – tale critica risulta infondata, visto che tra tutti i candidati alla CEC avevamo un team con il più ampio profilo internazionale, e una compagine che vanta anche esperienze professionali negli altri stati.
In merito alla portata, la giuria sostiene, dapprima, che il programma si basa su progetti che prevedono un’ampia partecipazione e che sono incentrati sulla comunità. Immediatamente dopo, però, lo stesso soggetto esprime una nota critica sulla metodologia ritenuta carente. L’intero rapporto si basa sul presunto mancato legame tra la candidatura e la comunità. Nonostante questo i membri della giuria hanno dovuto ammettere che già il progetto Tlakovec aveva inserito questi contenuti nei suoi eventi formativi e che la candidatura è stata realizzata partendo da un progetto di sviluppo per i vari target group. La giuria ha elogiato la collaborazione con Pina nella realizzazione di un sistema di volontariato; ciò dimostra nuovamente che i promotori hanno pensato sin dall’inizio anche al coinvolgimento della comunità e alle modalità di inserimento di vari gruppi.
Oltre al bid book, i comuni hanno predisposto per alcuni progetti anche il DIIP (documento di identificazione del progetto di investimenti, con il quale i promotori definiscono le necessità, le finalità, i contenuti, le modalità e il quadro finanziario per la realizzazione). Tra questi progetti va annoverato anche il Monfort, per il quale la giuria ritiene che manchi “di sufficienti informazioni su investimenti in conto capitale”. Il DIPP, un documento che in Slovenia è considerato sufficientemente dettagliato, è stato consegnato alla giuria, in ottemperanza a quanto previsto dalla vigente normativa, anche in lingua inglese.
Gli appunti negativi sulla struttura gestionale della Fondazione PI2025 sono affrontati in modo comparativo: nella sua candidatura, Lubiana non ha elencato il numero di lavoratori dipendenti facenti capo all’ente pubblico LJ2025, fatto valutato in modo negativo dalla giuria. Il dato è stato invece riportato da Pirano che voleva con ciò attirare l’attenzione sul fatto che da noi non esistono enti produttori ed è pertanto necessario assumere personale in grado di realizzare il progetto CEC, dando al contempo una valutazione reale delle necessità per l’attuazione di tale iniziativa.
Il bando prevedeva l’istituzione di un ente autonomo preposto alla gestione del progetto CEC; tale ente avrebbe dovuto cessare la propria attività a conclusione dei lavori progettuali. Nel caso della Slovenia tale compito potrebbe essere assunto da un ente pubblico o da una fondazione – in entrambi i casi si tratterebbe di un’impresa temporanea finalizzata alla realizzazione del progetto CEC. I costi relativi alla fondazione e ritenuti più volte eccessivi, sono stati calcolati a partire da una simulazione basata sull’attuale sistema dei costi per il personale nel comparto pubblico e dei compensi per i consulenti esterni ponderati sui dati CEC. Tutto ciò è stato opportunamente specificato nel bid book che Pirano, primo tra i soggetti partecipanti, ha reso pubblico immediatamente dopo la consegna agli organi preposti. Durante la prima audizione a febbraio 2020 la giuria ha già evidenziato le carenti capacità produttive del nostro territorio chiedendoci dati sul soggetto che avrebbe gestito la futura fondazione, anche in virtù del fatto che nella fase preliminare del progetto sarebbe stato necessario provvedere al trasferimento delle conoscenze dalla fase istruttoria a quella di implementazione. Nel bid book è stato messo per iscritto che la direzione della fondazione sarebbe stata presumibilmente affidata alla direttrice dell’istruttoria, scelta dettata unicamente da queste esigenze, cioè dalla necessità di garantire la continuità dei lavori sul territorio. Si è inoltre voluto precisare che tutte le procedure di selezione sarebbero state espletate nel rispetto della vigente normativa.
Nella prima fase della candidatura, la giuria aveva evidenziato le scarse capacità produttive; a questo proposito i promotori hanno quindi proposto una soluzione: alla carenza di personale qualificato per l’attuazione del progetto riscontrate dalla giuria si sarebbe posto rimedio con necessarie assunzioni, il che si riflette in una maggiore quota di costi relativi al personale sul totale del budget, fattore del quale la giuria non ha tenuto conto.
Tutti i passaggi della candidatura hanno tenuto conto dei principi di trasparenza e tracciabilità. I dati finanziari sono disponibili alla cittadinanza – a tal fine sono stati anche pubblicati, motivo per cui respingiamo tutte le critiche in merito all’iter procedurale della candidatura. Si tratta di un progetto ampio, durato ben sei anni; il vincitore ha acquisito 10 milioni di Euro in contributi a fondo perduto stanziati dal Ministero della Cultura, mentre altri 2 o 3 milioni di Euro potevano essere, nel nostro caso, acquisiti da partner transfrontalieri e tramite altri bandi europei. La spesa complessiva sostenuta dai quattro comuni per predisporre e presentare la candidatura al bando per il conferimento del titolo Capitale europea della Cultura è del tutto in linea con quella delle altre città candidate. Le risorse investite nell’istruttoria comprendono due anni di intensi lavori svolti da un’equipe internazionale per la predisposizione dei contenuti, la selezione dei progetti per il programma artistico, una vasta e capillare rete di partner internazionali, la realizzazione di un ciclo di laboratori per una migliore capacità di intervento (Tlakovec) ecc.
Per i quattro comuni l’intero iter ha rappresentato un’esperienza positiva che ha portato molti vantaggi. Ora disponiamo di un programma artistico attuale e di un nutrito gruppo di talenti che vogliono lavorare insieme anche in futuro, realizzando, per quanto sarà possibile, i progetti proposti. Il bid book riporta il nostro impegno a proporre misure efficaci per la crescita di una nuova generazione di operatori culturali. Un’importante eredità del progetto è sicuramente rappresentata da una strategia condivisa in ambito culturale che, insieme al progetto attuativo, potrà incentivare la cooperazione e promuovere lo sviluppo del comparto cultura in Istria.
Dobbiamo tuttavia riconoscere che il parere della giuria circa un insufficiente appoggio politico era fondato. Per progetti di questo tipo ci vuole una copertura politica univoca e trasversale, visto che da ciò dipende la gestione del progetto nelle sue fasi attuative. Tutti gli aspetti chiave, anche l’istituzione di un organo di gestione ed organizzazione, devono essere sottoposti all’approvazione dei consigli comunali. Quest’adesione unanime, nel caso del progetto proposto da Pirano, è mancata.
La cultura è l’essenza stessa di ogni nazione, di ogni comunità. Crea legami, porta ricchezza e dà senso alla società. La sfida che ci eravamo posti con questo progetto voleva creare nuovi legami nella nostra comunità istriana e nella sua cultura. Abbiamo fatto un primo passo, mostrando la via; ora dobbiamo proseguire il nostro cammino.
Ulteriori dettagli sul progetto CEC pubblicati dal Ministero della Cultura sono disponibili su questo sito.
Il link al documento Valutazione della giuria indipendente per la selezione 2025 in Slovenia è disponibile qui.